Alfredo Müller
(Livorno 1869 - 1939)
Nato
a Livorno in una famiglia benestante, si trasferisce giovanissimo a
Firenze, dove frequenta le lezioni di Giuseppe Ciaranfi e Michele
Gordigiani all’Accademia di Belle Arti. Nel 1886, ad appena
diciassettenne anni, espone con Fattori, Lega, Adolfo e Ludovico
Tommasi alla Prima Esposizione di Belle Arti a Livorno. Nel 1888, in
seguito a dissesti finanziari, la sua famiglia decide di trasferirsi
a Parigi, dove il giovane Muller segue l’insegnamento di Francois
Flameng e, dopo il 1892, di Carolus-Duran. Supera tuttavia
rapidamente la pittura d’impostazione accademica a favore delle
ricerche cromatiche e luministiche degli impressionisti, in
particolare Monet e Pissarro.
Fino
al 1914 vive in Francia, alternando frequenti viaggi in Italia, dove
espone più volte alla Promotrice fiorentina, ed è proprio il
"carattere francese" dei sei quadri esposti a Firenze nel
1890-91, a suscitare vivacissime polemiche. Il "mullerismo"
divide infatti l’ambiente fiorentino di fine Ottocento, tra giovani
sostenitori, come Nomellini, Ferruccio Pagni, Enrico Banti, Edoardo
Gordigiani, Leonetto Cappiello e detrattori come l’anziano Fattori,
che nelle tre note lettere del gennaio-marzo 1891, accusa Plinio
Nomellini e "un gruppo di scolari" di seguire passivamente
l’esempio di Muller e le mode d’oltralpe, dimenticando le proprie
origini artistiche.
Muller
continua ad esporre e riscuotere successi nella Firenze degli anni
Novanta: nel 1891-92 partecipa alla Promotrice e nel 1896-97 alla
Festa dell’Arte e dei Fiori, con opere di indirizzo impressionista.
Tornato a Parigi nel 1895 stringe amicizia con Pissarro, Renoir,
Lautrec e Cezanne. La lezione di Cezanne in particolare è
determinante per Muller, che sostituisce gradualmente il monettismo
dei primi anni di attività con il cezannismo delle opere esposte nel
1914 alla II Secessione romana.
Nel
1903 soggiorna a Londra, nel 1908 sposa la pittrice Marguerite
Thomann e nel 1913 diventa cittadino francese. L'anno seguente, allo
scoppio della prima guerra mondiale, si trasferisce in Italia, prima
a Taormina, poi a Firenze, in una villa a Settignano, dove vivrà
fino al 1930. In questi anni partecipa attivamente alle iniziative
espositive della città (come l’importante Primaverile fiorentina
del 1922) e il linguaggio cezanniano dei suoi dipinti, come gli
articoli pubblicati da Soffici su "La Voce", contribuiscono
a diffondere in Toscana la conoscenza dell’artista francese. Come
già in passato, l’attività di divulgazione culturale di Muller
suscita profondo interesse nell’ambiente fiorentino. Insieme
all’amico Edoardo Gordigiani, Muller contribuisce alla formazione
della collezione di Egisto Fabbri, oggi dispersa, che comprendeva
opere di artisti francesi, tra i quali, Cezanne e van Gogh.
L'attività
espositiva di Muller proseguirà intensamente negli anni successivi:
nel 1914 espone undici opere in una sala individuale alla Secessione
romana, nel 1922 tiene una personale alla Galleria Pesaro di Milano e
infine, nel 1930, allestisce un’altra importante personale alla
Saletta Gonnelli di Firenze, prima di tornare stabilmente a Parigi,
dove muore il 7 febbraio 1939.
(Testi: Gioela Massagli)
Sembrerà strano che una
città semplice come Livorno abbia dato i natali a molti artisti e
personaggi illustri, tra cui grandi pittori come Modigliani, Fattori,
Nomellini, Benvenuti e tanti altri, meno ricordati, ma non di valore
inferiore.
Alfredo Muller, a
dire la verità non lo conoscevo fino ad ora, non se ne è parlato
molto, ma la sua biografia è molto interessante e il valore di
questo artista è riemerso da una mostra organizzata nelle sale dei
Granai di Villa Mimbelli.
Per lo straordinario modo
di cambiare stile e soggetti con particolare attenzione alla luce e
riferimenti alla pittura di Cézanne (suo amico), Muller è stato
definito "Un ineffabile dandy dell'impressionismo”.
Questa mostra ha consentito di
restituire alla comunità cittadina un vero caposcuola,
purtroppo dimenticato e addirittura ignoto alla maggioranza dei
livornesi. Si tratta del primo grande evento “volto a
ricollocare degnamente tale caposcuola nell´entourage livornese,
contribuendo a svecchiare la concezione di un Novecento Labronico
legato all’eredità fattorina e valorizzando il respiro
internazionale di cui Müller risulta un protagonista di eccezionale
talento espressivo assolutamente autonomo rispetto alla stagione
artistica cittadina”.
Ciao Nadia, sai che Muller ho potuto vderlo per caso a Venezia una ventina di anni fa? Ho riconosciuto alcuni suoi quadri, il nome mi diceva poco. Brava ad aver messo alcune sue opere.
RispondiEliminaPiove governo ladro ma metterei anche la regioene, il comune e le società comunali. Allegraiaaaa
Peccato che mi sono persa la mostra qui a Livorno, non lo sapevo.
EliminaAnche qui piove, ma ieri ero al mare, comunque un po' di fresco ogni tanto fa bene.
Un caro saluto.
Ciao Nadia come va ? sono stata in vacanza per qualche giorno tempo ottimo per fortuna.Nessuna voglia di tornare a casa...ma vabbèè! Muller non lo conoscevo molto , avevo visto solo qualche dipinto e confesso la mia ignoranza pensavo fosse Austriaco ! E' vero il suo genere di pittura ha molte assonanze con l'arte Impressionista. Un grande abbraccio :))
RispondiEliminarosy
Se la concentrazione di personaggi illustri è tanto alta (o lo era), Livorno è forse una città "semplice" solo in apparenza.
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