venerdì 9 gennaio 2015

INFERNO




Lamenti
come di agnelli da sgozzare
non lavano le coscienze,
grida e pianto
come di madri orfane dei figli
non bastano a fermare il tempo,
intanto che parole vomitate dalla rabbia
mandano solo fumo grigio
a chi non sente.
Piangono gli occhi lacrime di spade
a trafiggere le menti avide,
senza perdonare la durezza umana
che del male non conosce limiti.
Deserti di incoscienti tiranni,
faccendieri e sangue,
apparecchiano la terra
satura di ogni sopruso.
Ridde allo sbaraglio
fomentano sgomento,
voragini di terra martoriata
inghiottono le speranze
e la dignità dei popoli.
Non importa morire per vedere l'Inferno,
è già qui.




Questa poesia la scrissi nel 2011, ma è sempre attuale...



4 commenti:

  1. Ciao Nadia, parole sacrosante, si sta andando verso il baratro.
    La speranza sempre più allontanata. Mi ricorda l" la storia infinita e Atreiu che lotta contro il nulla.
    Si apra il libro della saggezza e si percorra con fede

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    1. Ciao Andrea, sì, si sta davvero andando verso il baratro. Beh, ho un amico alpinista... mi farò dare delle imbracature resistenti. :-D
      Buona domenica a tutti!

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  2. Leggere la durezza delle tue parole è almeno uno sfogo contro questa inarrestabile disumanità.
    Un abbraccio. robi

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    1. Caro Robi, se non altro con le mie metafore non rischio di essere censurata o ammazzata.
      Che mondo di m...!
      Contraccambio l'abbraccio e ti auguro una serena domenica.

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