domenica 7 giugno 2015





I CIPRESSI CHE A BOLGHERI...

Sempre alti e schietti
sono i cipressi che a Bolgheri
van da San Guido in duplice filar.
Rinnovata emozione annulla il presente
e ricordi di giovinezza balzano prepotenti
sul vetro della mia vecchia auto,
sotto il sole caldo di Giugno.
Il maestrale soffia leggero tra le chiome,
forse stanche per l'usura del tempo
ma ancora solenni nella prospettiva,
come quando da bambina
furono al mio cospetto per la prima volta,
percorrendo le emozioni del poeta.
Cerco in alto i nidi dei rusignoli,
e il volo delle passere
e il profumo delle chiome,
ma c'è silenzio intorno
e solo polvere e sciatti cespugli .
Neppure i puledri allietano la vista
e i papaveri sono scomparsi
dai campi di grano, dove un asino bigio
rosicchiava un cardo rosso e turchino
Forse non è l'ora adatta, penso,
o forse tutto è cambiato
per effetto dell'umana negligenza
e la gaiezza dei cipressi è rimasta nel passato.






6 commenti:

  1. mi riporti indietro del tempo. Ricordo l'entusiasmo del mio insegnante nel presentarla e commentarla come se avesse un debole come me per gli alberi
    Noto comunque che ancora non è stato ripulito il sottobosco dove erbacce infestante fanno siepe.

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    1. Sono tornata davvero indietro nel tempo anch'io, caro Andrea... ed era bello!

      Un caro saluto a te e alla bella famiglia.

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  2. Finalmente si respira poesia dopo tanta fastidiosità.
    Ho fatto il viaggio con te ed è stato bellissimo. Forse i papaveri si sono nascosti per non sentire le mie continue esclamazioni di tenerezza. Se niente fosse cambiato, non ci sarebbe la giusta malinconia del tempo che se ne va e noi con lui.
    Grazie per questo inatteso momento di riposante tranquillità.
    Ciao cara Nadia, un abbraccio. robi

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    1. ... tanto la politica mi fa tutta schifo e chissà se ci leveremo le gambe.

      Il solito abbraccio anche a te, caro Robi.

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  3. Anonimo9.6.15

    1. O che tra faggi e abeti erma su i campi

    2. Smeraldini la fredda ombra si stampi

    3. Al sole del mattin puro e leggero,

    4. O che foscheggi immobile nel giorno

    5. Morente su le sparse ville intorno

    6. A la chiesa che prega o al cimitero

    7. Che tace, o noci de la Carnia, addio!

    8. Erra tra i vostri rami il pensier mio

    9. Sognando l'ombre d'un tempo che fu.

    10. Non paure di morti ed in congreghe

    11. Diavoli goffi con bizzarre streghe,

    12. Ma del comun la rustica virtú

    13. Accampata a l'opaca ampia frescura

    14. Veggo ne la stagion de la pastura

    15. Dopo la messa il giorno de la festa.

    16. Il consol dice, e poste ha pria le mani

    17. Sopra i santi segnacoli cristiani:

    18. "Ecco, io parto fra voi quella foresta

    19. D'abeti e pini ove al confin nereggia.

    20. E voi trarrete la mugghiante greggia

    21. E la belante a quelle cime là.

    22. E voi, se l'unno o se lo slavo invade,

    23. Eccovi, o figli, l'aste, ecco le spade,

    24. Morrete per la nostra libertà".

    25. Un fremito d'orgoglio empieva i petti,

    26. Ergea le bionde teste; e de gli eletti

    27. In su le fronti il sol grande feriva.

    28. Ma le donne piangenti sotto i veli

    29. Invocavan la madre alma de' cieli.

    30. Con la man tesa il console seguiva:

    31. "Questo, al nome di Cristo e di Maria,

    32. Ordino e voglio che nel popol sia".

    33. A man levata il popol dicea, "Sí".

    34. E le rosse giovenche di su 'l prato

    35. Vedean passare il piccolo senato,

    36. Brillando su gli abeti il mezzodí.


    Per te dalla mia terra, cara amica, dallo stesso autore che ti ha ispirato.
    Con affetto e stima.
    haffner

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    1. Anche la tua terra è molto bella, piena di bei panorami, pascoli e gente forte e combattiva (non per niente è la tua terra). Il Carducci, anche da là, ha saputo estrapolare le solite emozioni per la natura e il temperamento della popolazione, all'epoca anche battagliera per la libertà della patria.
      Grazie Haf. Un abbraccio.

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